IPOCRITA

i-pò-cri-ta =Falso, che finge.

dal greco: ypo (sotto) krinein (spiegare). Nell’antica Grecia l’ypokrites era l’attore.

Di questi tempi ci pare che quella degli ipocriti sia diventata una categoria generale, un mare magnum, un canale di scolo: quando qualcuno delude, quando fa scelte impreviste che feriscono, quando mente, quando, insomma, il suo comportamento e i suoi sentimenti sfuggono alla comprensione, allora lo si chiama ipocrita, bollandolo, sigillandolo in uno scatolone e rinunciando a comprendere i suoi perché – e perciò rinunciando a reagire con intelligenza.
A chiunque è certo capitato di vedere scritte frasi profonde come “Io odio i falsi e le falsità” “Io odio gli ipocriti e le ipocrisie”. Sono ovunque. Modi come altri per dire “Io rinuncio a capire”.
Quella che grossolanamente si liquida come finzione e ipocrisia è spesso il risultato di profondi moti interiori: non è possibile, con due soli occhi, percepire contemporaneamente e in maniera diretta ogni sfaccettatura di un gioiello – ci si deve arrivare con l’intuizione, senza tarparla bollando prematuramente la persona di ipocrisia.

Farlo o non farlo è una scelta, e qualificare sbrigativamente le persone come ipocrite e false rende pretenzioso il voler essere compresi.

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