sbi-got-tì-to
sbigottito agg. [part. pass. di sbigottire].
participio passato di sbigottire, di etimologia incerta. Forse dall’antico francese esbahir, giunto attraverso il provenzale esbair.
1. Profondamente turbato, sgomento, spiacevolmente sorpreso: rimanere, restare s.; la famigliuola sbigottita Che vede il caro padre venir manco (Petrarca); anche con riferimento ad animali: la vasta Fuga de’ greggi sbigottiti(Leopardi). 2. Che appartiene, proviene, è proprio di persona fortemente turbata: Tu, voce s. e deboletta Ch’esci piangendo de lo cor dolente (G. Cavalcanti).
Questo è un attributo davvero intenso – una tinta forte del discorso, ma non spigolosa, anzi piuttosto raffinata.
Lo sbigottito mostra un turbamento profondo, che immobilizza viso e pensiero, provocato da una sorpresa che il più delle volte s’intende come spiacevole. Ci lascia sbigottiti il finale tragico della serie televisiva, restiamo sbigottiti davanti alla risposta cruda, e i pompieri devono allontanare dall’incendio la folla sbigottita. E ‘sbigottito’ può essere attributo non solo della persona intera, ma anche di qualcosa che le pertiene: balbetto con voce sbigottita, la mente sbigottita non trova soluzioni.
Nello sbigottito c’è forse qualcosa di meno cerebrale che nello sgomento, che sappiamo parente del commento; per quanto la sua etimologia sia dibattuta, è probabile che la suggestione provenzale dell’esbair si sia avvicinata al termine bagutta, nome antico di una maschera divenuta poi celebre nella Venezia del Settecento col nome di baùtta o baùta (quella che copre la parte superiore del viso, con naso pronunciato, mantelletto dietro la testa e tricorno sopra). L’ipotesi di questo avvicinamento ci dà l’addentellato di un turbamento che si manifesta sul volto come una maschera. Esattamente il senso con cui lo sbigottito vive. Un’immagine davvero ricca.
Pare invece da escludere, per questione cronologica, l’influenza del termine tardo ‘bigotto’.