pre·ro·ga·tì·va/
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1.Privilegio riconosciuto.“non rinuncio a questa mia prerogativa”
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2.Posizione speciale attribuita ai titolari di alcune cariche.“prerogativa diplomatiche”
prerogativa [dal lat. tardo praerogativa, femm. sostantivato dell’agg. class. praerogativus«che vota prima degli altri» (der. di praerogare «interrogare per primo sul proprio parere»), riferito a quella centuria che nei comizî romani aveva diritto di essere praerogata, cioè richiesta del voto per prima].
1. Ciascuno dei diritti o attribuzioni o esenzioni che vengono riconosciuti ai titolari di alcune cariche pubbliche, per es. al capo dello stato (irresponsabilità per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, speciali diritti patrimoniali e onorifici), ai membri del governo, ai senatori e deputati (in questi casi si parla più propriam. di guarentigie e immunità parlamentari), a magistrati, prefetti, agenti diplomatici e consolari, ecc.; p. diplomatiche, consistenti soprattutto nella possibilità giuridica che l’agente diplomatico estero ha di compiere attività non consentite a un qualsiasi straniero e neppure a un cittadino (per es., il diritto di telegrafare in cifra, d’inviare e ricevere corrispondenza per mezzo di corriere diplomatico). P. regie, spesso al sing. con valore collettivo, p. regia, o anche p. del re, della corona, del trono, espressioni con cui, negli stati a regime monarchico, si designavano alcuni speciali poteri che, non soggetti al controllo del parlamento, il sovrano rivendicava come proprî, inerenti alla sua persona e non come esplicazione di una funzione legislativa o esecutiva.
2. estens. a. Diritto particolare, privilegio: non intende rinunciare a nessuna delle sue prerogative.
b. Qualità distintiva, caratteristica specifica di una persona o, anche, di una cosa: la puntualità è una sua p.; la p. di questo farmaco è la sua tollerabilità.