mi-stè-ro
SIGNFatto, aspetto, fenomeno che non può essere spiegato chiaramente o che non si può penetrare, o che è tenuto nascosto; nella teologia cristiana, verità di fede rivelata inconoscibile con i mezzi dell’intelligenza; nell’antichità greco-romana, culto esoterico
attraverso il latino mystèrium, dal greco mystérion, derivato di mýstes ‘iniziato’; da collegare al verbo mýein ‘chiudere, serrare’.
Il mistero va circoscritto: non tutto ciò che non si sa può essere chiamato ‘mistero’. Il mistero deve avere un carattere incomprensibile, inafferrabile, impenetrabile: o se ne ha la chiave, la cifra, lo speciale strumento d’interpretazione, oppure spiegarlo chiaramente è impossibile. Non è una nozione che non ho studiato ma che posso intendere al volo, non è una ricetta custodita gelosamente che posso carpire con una sbirciata: il mistero deve implicare una barriera posta agli sforzi dell’intelligenza E spesso nel mistero possiamo anche percepire uno sforzo umano, se non una determinazione soprannaturale, nel tenerlo segreto. Così i misteri della teologia cristiana sono descritti come verità a cui si può approdare solo con la fede, il tale assassinio resta un mistero insondabile, e ci interroghiamo su quale sia la vera opinione che l’altro si è fatto nel mistero riposto della sua mente.
Insomma, nel diario possiamo trovare scritti i segreti di una persona, non i misteri del suo cuore – quelli non si squadernano, quelli forse non hanno chiave. Davanti al mistero non ci sono altri passi da fare, non c’è altro da vedere. Secondo certe ricostruzioni etimologiche, il ‘chiudere’ del mistero potrebbe essere riferito non al serrare le labbra, ma al chiudere gli occhi.