Pro-fu-sió-ne: spargimento abbondante, distribuzione prodiga; abbondanza, sperpero
voce dotta recuperata dal latino profusio, derivato di profùndere ‘profondere’ composto di pro- ‘avanti’ e fùndere ‘versare’.
La profusione è innanzitutto l’atto del profondere, che propriamente sarebbe un versare avanti, e quindi uno spargere copiosamente. È in questa veste che la profusione ci si presenta, e quindi potremmo parlare della profusione d’acqua che scroscia dal tubo schiantato per il gelo, della profusione di cioccolato fuso che rende ghiotto anche il dolce meno riuscito, o di una profusione di vino così entusiasta da infradiciare la tavola. Già in questi esempi emerge con chiarezza quanto sia breve il passo che separa lo spargere abbondante della profusione dalla prodigalità, e dall’abbondanza stessa. L’acqua sprecata è molta, il cioccolato viene aggiunto senza misura, il vino è versato con una larghezza noncurante.
La prodigalità generosa oltre lo spreco e l’abbondanza ricchissima diventano giusto i fulcri degli usi quotidiani, figurati, di questa parola. Si legge di come la profusione di denaro pubblico non sia valsa a salvare l’azienda in profonda crisi, raccontiamo di come abbiamo conquistato una personale vittoria con una profusione d’impegno straordinaria, o del matrimonio con fiori, cibi fini e libagioni a profusione.
Parola corposa fin dal suono, che accende di colore il discorso con un’immagine eloquente.