bù·fa·la/
sostantivo femminile
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1.La femmina del bufalo.
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Uova di bufala, tipo di mozzarella a forma di treccia o di globuli somiglianti a un uovo, fatta con latte di bufala.
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2.Razza di frumento turgido della Sicilia.
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3.fig.Errore madornale; panzana, frottola; nel linguaggio giornalistico, notizia priva di fondamento. ossia per fare riferimento ad una notizia inverosimile, gonfiata ad arte, o addirittura del tutto falsa e inventata, nel linguaggio giornalistico si utilizza una parola dalla storia interessante: canard. Questa parola ha un’origine molto antica, che rimanda nientemeno che al Quattro – Cinquecento, e in origine, non nasce con il significato di bufala giornalistica, ma designa i primissimi fogli stampati spacciati con l’intenzione di diffondere notizie ed aggiornare su questioni di interesse generale. “Canard” era infatti il nome di alcuni fogli di notizie, che cominciarono a circolare già a pochissimi anni di distanza dall’invenzione della stampa, a partire dalla fine del Quattrocento, e che oggigiorno vengono considerati la protostoria del giornalismo. Il vocabolo canard appartiene alla lingua francese, nella quale significa “anatra”, e per traslato, riferendosi allo starnazzare dell’animale, viene ad assumere il significato di “chiacchiera, notizia”. I canard del tardo Quattrocento e del Cinquecento contenevano solitamente una sola tipologia di argomento, come ad esempio delle notizie sulle guerre contro i turchi, oppure delle notizie di carattere locale e sensazionalistico: miracoli, catastrofi, passaggi di principi. Le notizie erano accompagnate da illustrazioni mirate ad impressionare i lettori. La deriva sempre più sensazionalistica dei canard determinò poi il passaggio del loro stesso nome ad indicare la bufala giornalistica, la notizia inventata o gonfiata ad arte al solo fine di attirare l’interesse dei lettori.