PROGRAMMA

programma s. m. [dal lat. tardo programma -mătis, gr. πρόγραμμα -ματος, der. di προγράϕω, propr. «scrivere prima»] (pl. -i). –
 
1. Enunciazione particolareggiata, verbale o scritta, di ciò che si vuole fare, d’una linea di condotta da seguire, degli obiettivi a cui si mira e dei mezzi con cui s’intende raggiungerli; discorso, scritto, manifesto in cui si espongono le intenzioni, i fini, o si illustrano i principî, le ragioni, i limiti di un’opera o di un complesso di opere, e sim.: p. di lavoro; p. di ricostruzione; p. dei festeggiamenti; il p. d’una cerimonia; p. per un’azione comune; seguire un p.; attenersi al p. fissato (per p. di ricerca, in relazione con la ricerca scientifica, v. ricerca, n. 1 b). Più genericamente, ciò che si propone, o che ci si propone di fare: hai qualche p. per domenica?; che p. hai fatto per la serata?; e ora, che cos’hai in p. di fare?; non faccio mai programmi per l’avvenire; non ho nessun p., non ho deciso di fare nessuna cosa determinata, sono quindi completamente disponibile; mettere in programma, prevedere, preordinare: bisognerà mettere in p. una riunione; hanno già messo in p. di partire all’inizio del mese. Essere un p., essere tutto un p., nel linguaggio colloquiale, essere particolarmente indicativo di ciò che accadrà o di come si svolgeranno i fatti, avere in sé indizî tali da lasciar presumere gli avvenimenti futuri (il suo atteggiamento è tutto un p.; mi ha fatto un discorso ch’era tutto un programma).
Talvolta, sinon. di piano: p. economico, lo stesso che piano economico
. In statistica, p., o piano, degli esperimenti.
Con sign. più particolari:
a. Elenco degli spettacoli, delle rappresentazioni, delle manifestazioni pubbliche che verranno eseguite in un determinato periodo di tempo, oppure dei varî numeri, delle varie parti, delle varie esecuzioni, delle varie gare di cui si compone una singola rappresentazione o manifestazione sportiva e sim.: p. degli spettacoli; p. della stagione lirica, teatrale, cinematografica; il p. del concerto; il p. delle trasmissioni (radiofoniche, televisive) o di una trasmissione; il p. di un saggio ginnico; p. delle corse; p. di un campionato, cioè delle varie gare che il campionato comprende. Anche con riferimento a singoli spettacoli, a singole rappresentazioni o a singole trasmissioni radiofoniche o televisive: è un cinema di periferia in cui il p. cambia ogni sera; p. culturali, programmi per i ragazzi; programmi dell’accesso, speciale spazio radiotelevisivo autogestito, concesso dalla emittente di stato a enti o istituti di rilievo; cambiare programma, passare su altro canale radiofonico o televisivo. Di uno spettacolo (o di una sua parte), essere in programma, essere previsto e compreso in una esecuzione o rappresentazione; con sign. più ampio, di tutto ciò che è progettato e deciso in precedenza: il viaggio era in p. fin dall’anno scorso; non mi sorprendo della sua reazione, era in programma. Al contrario, fuori programma, di rappresentazione, esecuzione musicale, o altra esibizione, oppure di singole parti, che non sono comprese nel programma e sono quindi straordinarie: eseguire, trasmettere un pezzo fuori p.; per estens., spesso scherz., di qualsiasi cosa non prevista, inaspettata: è una gita fuori p.; è stato uno scivolone proprio fuori p.; per la locuz. fuori p. usata come s. m. invar., spesso scritta in grafia unita, v. fuoriprogramma.
b. Piano di lavoro che l’insegnante si propone di svolgere o che le autorità scolastiche stabiliscono venga svolto in uno o più corsi successivi di un dato ordine di scuole: p. scolastico; i p. della scuola media, del liceo scientifico; modificare, ampliare, snellire i p.; p. didattico, l’esposizione, per lo più scritta, che un insegnante fa del modo in cui intende ripartire la materia e dei criterî che vuol seguire nello svolgimento di questa; anche l’esposizione della materia già svolta durante un anno scolastico; p. d’esame, elenco degli autori, dei testi, degli argomenti prefissati come materia d’esame, o che gli alunni e i candidati privatisti presentano per essere su quelli interrogati; secondo i p. ministeriali, espressione con cui si indica che una materia è stata svolta o dev’essere svolta, ai fini degli esami, in conformità alle disposizioni ministeriali. Analogam., p. dei concorsi, e sim. Spesso, con sign. più concr., la materia stessa, o il complesso delle materie, previste o enunciate nel programma: svolgere il p.; completare, espletare il p.; prepararsi su tutto il programma.
c. Nell’attività politica, il complesso dei principî e degli obiettivi su cui è fondata l’azione di un partito o d’un governo: formulare, enunciare il proprio p.; p. di riforme; p. economico; avere, non avere un p.; il p. del partito di maggioranza, di un partito d’opposizione. In partic., p. politico e sociale, il documento ufficiale con cui i partiti provvedono a enunciare gli obiettivi prossimi e lontani della loro azione; p. elettorale (a seconda dei casi: politico o amministrativo, generale o particolare, nazionale o locale), quello che in relazione a una data elezione viene formulato da un partito o da un blocco di partiti, al fine di indirizzare il consenso e il suffragio degli elettori su una determinata lista di candidati; p. di governo, quello che il gabinetto, all’atto della sua costituzione, presenta al paese e sottopone alla fiducia del parlamento. P. minimo, quella parte, minima, di un programma, non solo di azione politico-sociale ma anche di attività economica, che un partito pensa di potere e dover attuare. Per estens., al di fuori della vita politica, p. massimo, p. minimo, espressioni di uso comune per indicare il risultato più alto, o la somma dei risultati, che si aspira a raggiungere o ci si propone di ottenere, e rispettivam. il risultato minimo a cui, nella ipotesi peggiore, non si crede possibile rinunciare.
d. Enunciazione o formulazione di principî, opinioni, propositi, obiettivi di natura diversa da quella politica, e cioè nel campo letterario, artistico, religioso e sim.: il p. dei romantici, dei futuristi. P. lorenese: v. lorenese.
e. Nel linguaggio scient., e soprattutto in matematica, il termine è talvolta riferito a impostazioni generali; per es., p. di Erlangen, quello enunciato nel 1872 (nella città ted. di Erlangen, appunto) dal matematico F. Klein, in cui si propone un inquadramento di varie geometrie, precisando che lo studio di una geometria dipende non solo dall’ambiente (piano, spazio, ecc.), ma anche dall’insieme di trasformazioni che lasciano invariate le proprietà delle figure (e che possono essere, a seconda dei casi, i movimenti rigidi, le similitudini, ecc.).
f. Nella costituzione di una società per azioni, illustrazione dello scopo sociale, del capitale occorrente e delle principali norme regolatrici dei rapporti tra gli azionisti che i promotori della costituenda società devono compilare e rendere di pubblica ragione prima di giungere alla costituzione della società stessa.
2. Con sign. concr., il foglio, i fogli o l’opuscolo su cui un programma di vario genere è scritto o stampato: leggere, consultare il p.; il p. si vende all’ingresso del teatro; comprare il p.; presentare il p. per gli esami; firmare un programma. Nei concerti e nelle rappresentazioni teatrali, p. di sala, l’opuscolo informativo destinato al pubblico nel quale, oltre a notizie dettagliate sulle opere eseguite e sugli interpreti, compaiono spesso uno o più saggi critici, note esplicative, informazioni varie.
3. a. In informatica, insieme coordinato e strutturato di istruzioni, codificato secondo un opportuno linguaggio di programmazione, atte a risolvere un dato problema mediante un calcolatore elettronico. In partic.: applicativo, qualsiasi programma di elaborazione finalizzato a un determinato impiego del computer (p. di archiviazione, p. di grafica, ecc.); p. assemblatore (v. assemblatore); p. diagnostico, che, usato nella messa a punto di un sistema, serve a individuare errori in un programma (v. debugging) o guasti nell’elaboratore; p. di controllo, programma impiegato per gestire uno o più programmi di elaborazione o le operazioni di entrata e uscita, di ricerca e registrazione dei dati; p. di elaborazione, programma che, a differenza dei programmi di controllo, è destinato all’elaborazione e alla risoluzione dei problemi; p. principale, il modulo iniziale di un programma, che richiama i varî sottoprogrammi necessarî all’esecuzione delle diverse fasi dell’elaborazione; p. supervisore, programma costituito da un certo numero di sottoprogrammi che sovrintendono a particolari compiti di gestione: è uno dei componenti fondamentali di un sistema operativo. b. Nelle macchine a funzionamento automatizzato, il ciclo delle operazioni che la macchina deve eseguire: p. di risciacquo di una lavabiancheria, di una lavastoviglie. Per specifiche di p., v. specifica. c. In varie attività, manifestazioni, operazioni è in uso la locuz. agg. o avv. a programma per indicare che le diverse fasi o parti o movimenti si svolgono e si succedono secondo un programma già predisposto e spesso automatizzato: un meccanismo, un apparecchio che funziona a p. (cfr. il sign. affine del part. pass. programmato). Con accezione partic., musica a p., genere musicale la cui struttura e i cui fini espressivi si riferiscono a un programma extra-musicale da illustrare, a una trama letteraria, a una poesia oppure a eventi concreti, e che trova la sua definizione più compiuta nella forma del poema sinfonico sviluppatasi nel corso dell’Ottocento.
◆ Dim. programmino, programma esiguo, di scarso contenuto, talora in tono scherz.: se non avete altre proposte da fare, avrei io un bel programmino per la serata; spreg. programmùccio; accr. programmóne.programma 

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