feedback ‹fìidbäk› (o feed-back) s. ingl. (pl., raro, feedbacks ‹fìidbäks›), usato in ital. al masch. – Nel linguaggio tecn. e scient., termine equivalente all’ital. retroazione, che designa il processo per cui l’effetto risultante dall’azione di un sistema (meccanismo, circuito, organismo, ecc.) si riflette sul sistema stesso per variarne o correggerne opportunamente il funzionamento: f. positivo o negativo, secondo che si abbia, come risultato finale, l’intensificazione oppure l’attenuazione dell’effetto. In elettronica, f. negativo (o, con espressione ital., reazione negativa o controreazione) è, in un amplificatore, il riporto di una parte del segnale di uscita di uno stadio qualunque all’ingresso di quello stadio o di uno stadio precedente, fatto allo scopo di stabilizzare l’amplificazione. Il termine si è diffuso anche in altre discipline (neurologia, linguistica, psicologia, ecc.) per designare fenomeni di retroazione.
voce inglese, composto di (to) feed ‘alimentare, nutrire’ e back ‘indietro’.
Feedback, come tantissimi degli anglicismi adottati in italiano, è un tecnicismo. Gli ambiti di utilizzo sono numerosi: in generale, abbiamo un sistema, la cui azione produce un risultato; il feedback è quel processo per il quale questo risultato si riflette sul sistema stesso modificandone il comportamento, e in genere si spera che questo produca un cambiamento positivo, che migliori le prestazioni. Il processo descritto si sposa benissimo, ad esempio, su ciò che accade in una sfera psicolinguistica, in cui un qualunque messaggio inviato ad un destinatario produce un effetto retroattivo anche sul mittente, e pure qua parliamo di feedback. E di una simile retroazione (di cui il termine inglese è un sinonimo) si parla anche in campo biologico, nel quale il feedback consiste in un meccanismo che regola un processo attivandone o inibendone uno specifico componente, azione che influirà sul processo stesso, tornando quindi “indietro”.
Da questi ambiti specialistici il passo verso gli usi più comuni e figurati è piuttosto breve, ed avviene a metà degli anni ’50 nella lingua d’origine, in cui il termine comincia ad indicare anche tutte le informazioni che possono essere raccolte sulla base del risultato di un determinato processo, e poi riutilizzate per orientarsi sull’impostazione di eventuali cambiamenti. Nel marketing, quindi, una volta conclusa la campagna commerciale, la risposta del pubblico sarà il feedback sul quale impostare il piano successivo; l’aspirante scrittore attende il feedback sul capitolo presentato all’editore per apportare eventuali modifiche; e oramai, quando inviamo una mail presentando i nostri servizi convenzionati alle aziende, attendiamo un feedback per conoscerne l’interesse.
In questo senso, il feedback è un riscontro, ed è molto affascinante l’immagine del nutrimento che l’anglismo porta con sé: che sia positivo o negativo, il feedback ci alimenta con informazioni preziose che ci permettono di riprogrammare qualcosa in maniera costruttiva e consapevole.