Mission

                               MISSION

 

Corsi e ricorsi, per usare parole di Giovanbattista Vico, sono da sempre caratteristiche della evoluzione dei popoli e delle società; a periodi di grande benessere sociale ed economico seguono sempre periodi di degenerazione prima e quindi di disagio e povertà. Nella fase di degenerazione si notano la perdita di valori etici, sociali e culturali; il popolo non crede più alla politica e vede lo stato come un repressore delle proprie libertà, un oppressore dei propri diritti naturali e di cittadino; il popolo tira la cinghia mentre il ceto alto diviene più ricco, più sprezzante, più amorale. Questo schema contempla una consecutio temporum fissa e costante che vede seguire al decadimento dei costumi un aumentato senso di disagio che si riverbera e si amplia in tutta la società con impoverimento e grave disagio delle classi più deboli.

Non è la storia di un popolo solo ma di tutta l’Umanità… non è una storia generica ma più drammaticamente è sovrapponibile alla storia attuale dei nostri giorni; è il momento che stiamo vivendo noi ora ed in esso è sicuramente apprezzabile uno scoramento totale ed un pericoloso scollamento tra la politica ed il cittadino tanto da esser riconosciuto da più parti come il momento più difficile di questo nuovo secolo. La crisi economico–finanziaria ancora in atto,  ha colpito il Mondo intero ed in particolare l’Europa e, tra i vari Paesi Europei interessati,  l’Italia stessa che come tutti sappiamo sta pagando questi interessi trasnazionali ed extranazionali con lacrime e sangue mentre vede le sue famiglie avvicinarsi sempre più alla soglia di povertà; tanti del ceto medio sono divenuti i nuovi poveri e tante sono le famiglie in condizioni precarie che si mantengono con l’ausilio delle pensioni di genitori e nonni; tante sono le mancate nascite di italiani per questioni economiche, per impossibilità a pianificare un futuro economico mentre i nostri amministratori, i dirigenti statali e i magistrati godono di trattamenti economici siderali che a dir poco definiamo amorali ed i parlamentari hanno vitalizi siderali ed i colletti bianchi delle società a partecipazione statale (totale o parziale) hanno TFR siderali e cumulabili… Tutto ciò mostra e certifica una indiscutibile crisi di valori etici e sociali.  La cosa prioritaria è quindi una nuova “questione morale” che rimetta al centro i valori veri della convivenza, dello stare insieme, del migliorare noi stessi per migliorare la società tutta e sintetizzando che rimetta al centro i valori veri della “EDUCAZIONE CIVICA”. Occorre, ergo, formare un Uomo Nuovo che sia cittadino esemplare e potenziale politico esemplare.

Solo ciò può ridare speranza a questo nostro bellissimo e grande Paese.

 

Da queste considerazioni, discutendo con alcuni amici, nasce l’idea di creare una Associazione apartitica, laica e senza scopi di lucro, che traesse forza dalla società civile, dall’ associazionismo e dal volontariato. Che fosse mossa dalla volontà di affermare e difendere i principi non negoziabili e del vivere comune, liberamente e con responsabilità, rispettando la persona, la cosa pubblica e privata. Diffondere ed infondere cioè, una nuova cultura, una nuova mentalità, che educasse civicamente le nuove generazioni.

L’educazione civica si pone come obiettivo l’educazione dell’individuo quale cittadino per una consapevole e corretta partecipazione alla vita civile e sociale.

E’ così che nasce l’Ass. Cult. “Progetto Nuova Repubblica“!

L’opinione generale è che la persona per collaborare in modo proficuo allo sviluppo della società e della comunità di cui egli è partecipe, ha una serie di doveri verso gli altri, di cui deve essere consapevole:

  • rispettare la Costituzione;
  • rispettare le leggi in generale;
  • essere solidali e rispettosi verso gli altri;
  • rispettare l’ambiente le risorse naturali.

Oggi, tutti, dal semplice cittadino, all’ esperto, constatano però che, da un lato le regole  da rispettare, in tutti i settori della vita quotidiana, sono molteplici ed in continuo aumento, e dall’ altro, proprio perché numerose, il mancato rispetto delle norme è notevole.

A volte, al fine di limitare i cattivi comportamenti, il legislatore emana ulteriori regole, come se la causa del mancato rispetto, risiedesse nell’ insufficienza delle regole stesse.

Il risultato però è che, nonostante il proliferare delle norme, nulla cambia, anzi!

Una cultura fondata sulle regole formali e sulle conoscenze intellettuali sta mostrando vistose lacune. Si trascura di considerare che le scelte in generale compiute dal cittadino anche quelle di rispettare, effettivamente, un precetto etico o giuridico, non derivano solo da fattori, diciamo così, di conoscenza, ma anche da ciò che veramente l’uomo desidera. Perché ciò che l’uomo desidera nel proprio io e che spesso non è detto pubblicamente, condiziona fortemente i propri comportamenti concreti e può far compiere scelte che contrastano o eludono le regole.

Ecco dopo questa breve analisi, possiamo dire che l’Educazione Civica , oltre ad essere lo studio delle forme di governo di una cittadinanza, con particolare attenzione al ruolo dei cittadini, deve “educare il cittadino”, nel senso più ampio del verbo educare.

L’Educazione Civica è una materia vastissima, che per facilitazione mnemonica possiamo suddividere in tre grandi settori:

  1. formazione dell’individuo come soggetto responsabile in quanto membro di una comunità;
  2. la conoscenza dell’ordinamento politico e giuridico della propria comunità, a cui il cittadino viene progressivamente introdotto per poter svolgere una funzione attiva e responsabile nel contesto della vita civile e sociale;
  3. pratica diretta delle regole della convivenza civile.

Per pratica diretta di convivenza civile, vogliamo intendere:

  • rispetto del prossimo;
  • rispetto del codice della strada;
  • galateo;
  • come ci si saluta;
  • come si conversa educatamente; ecc…,
  • imparare come comportarsi civilmente in ogni situazione

La storia dell’educazione civica risale alle prime teorie formulate in proposito da Platone nell’antica Grecia e da Confucio in Cina. Costoro, in generale, hanno contribuito l’uno in Occidente, l’altro in Oriente, a elaborare i concetti di diritto e di giustizia da attuare nella vita pubblica.

In Italia, fu Aldo Moro il primo a introdurre nel 1958 l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole medie e superiori: due ore al mese obbligatorie, affidate alla buona volontà delle maestre alle elementari, e al professore di storia nelle medie, senza valutazione.

Purtroppo, e lo diciamo con rammarico, non divenne mai una vera e propria materia scolastica. Infatti,  fu soppressa d’improvviso, sciaguratamente, durante l’anno scolastico 1990/91.

Non fu l’effetto di una riforma della scuola statale, ma l’inizio penoso dei tagli finanziari al comparto scolastico che – fino al 1990 – poteva contare su una notevole fetta del bilancio nazionale, pari al 10,3% del totale della spesa pubblica. Infatti, una riforma scolastica ci fu, nel 1990, ma dedicata solo alla scuola primaria.

Previsto dalle Indicazioni nazionali per le scuole di ogni ordine e grado come uno degli assi e dei terreni comuni della formazione di base, l’insegnamento di Educazione Civica è però una materia-chimera, un mostro, un esperimento, con facce e caratteristiche diverse a seconda di chi la insegni.

E se Moro chiedeva di «trovare senza indugio un adeguato posto nel quadro didattico della scuola… al fine di rendere consapevole la nuova generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacri retaggi del popolo italiano», e Luigi Sturzo avvertiva: «Se (la Costituzione) cade dal cuore del popolo… se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà». PROFETICO!

A chiarire il compito della scuola in proposito è stato di recente il presidente Giorgio Napolitano: «È importante che la Carta Costituzionale venga sistematicamente insegnata e analizzata nelle scuole italiane, per offrire ai giovani un quadro di riferimento indispensabile per costruire il loro futuro di cittadini, consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri».

In quell’ anno (2008), al ministero si stava lavorando a un disegno di legge che assegnava a questo compito un monte ore annuale di 33 ore. Ma la previsione è poi scomparsa.

Ed è dalle parole di Moro, di Don Sturzo e di Napolitano che vogliamo e dobbiamo ripartire.

Dobbiamo e vogliamo recuperare le nostre radici socio – politiche – culturali, nelle quali da sempre ci riconosciamo, per poter contribuire alla realizzazione di una società onesta, una società giusta, una società unita da lasciare in eredità ai nostri figli, ai nostri nipoti e concorrere in questo modo a far sì che, questo nostro amato Paese, questa nostra amata Patria, possa risalire la china e ridare in questo modo fiducia alle nuove generazioni, oggi afflitte sfiduciate, mostrare ed indicare loro una strada meno impervia per la crescita e per la ripresa economica.

L’informazione, la formazione la conoscenza, oltre a rendere più consapevoli, rende più forte e più libero l’individuo, e lo libera dal giogo dell’ignoranza.

L’informazione e la formazione, fanno parte della nostra vita, della nostra filosofia di pensiero; in ogni momento c’è bisogno della formazione, perché nessuno nasce già con le conoscenze. Metà della nostra vita la passiamo a informarci, a formarci, a conoscere.

Purtroppo, ultimamente, la formazione della persona, è passata in secondo piano, abbassando in modo spaventoso il livello medio culturale nel nostro Paese.

Ed è proprio questo che noi vogliamo, con questo Progetto, contrastare la decadenza del livello socio-culturale di questa nostra amata Patria.

Vogliamo che ognuno di noi, ognuno dei futuri “cittadini” di questa nostra Italia, di questo nostro Progetto, sia “temprato” dai nostri insegnamenti, che abbia una visione più chiara della propria vita e del proprio futuro, che sappia orientarsi e dirigersi, nella nebbia delle difficoltà della vita, verso la propria meta, affrontando con entusiasmo e passione, con educazione e competenza, gli ostacoli a cui essa ci pone di fronte, superandoli e poter realizzare così i propri sogni.

Noi, dell’Associazione Culturale” Progetto Nuova Repubblica”, desideriamo che ogni individuo sia consapevole di ciò che lo circonda, creando le condizioni affinché ci si possa “difendere” dalle troppe insidie, dai troppi tranelli che le informazioni artatamente fatte circolare, costellano il nostro percorso di cittadini.

Ci proponiamo, con l’informazione e la formazione, di tirarci fuori dalla “tana” e svegliarci da questo lungo e strano torpore che ha caratterizzato la nostra vita negli ultimi anni.

Noi dell’Associazione Culturale “ Progetto Nuova Repubblica”, ci prefiggiamo, ed abbiamo l’ambizione, di istruire una nuova classe dirigente, che sia responsabile socialmente, economicamente, politicamente e soprattutto eticamente.

Ecco perché nei molteplici eventi, che  proponiamo e proporremo , grande importanza verrà data all’ Educazione Civica. Perché un cittadino, per definirsi tale, deve essere eticamente e “civicamente” educato, oltre che spiritualmente laico.

Desideriamo che la nuova classe dirigente, in ogni campo lavorativo e professionale, alla fine del percorso formativo, dia vita, con la nuova mentalità acquisita, ad una nuova comunità, una “Nuova Repubblica” appunto, fatta di gente intellettualmente onesta, eticamente irreprensibile e solidale che agisca per ricercare il meglio per la comunità di cui fa parte e non solo come tornaconto personale.

Una classe dirigente che sappia finalmente ridare lustro a questa nostra amata Nazione.

Perché, se la popolazione non viene istruita sul senso civico, la conseguenza diretta sarà di avere una popolazione poco civica, poco partecipe alla vita sociale, con un basso senso del dovere e con una scarsa conoscenza delle Istituzioni, cosa atipica alquanto in un regime Democratico, che invece dovrebbe sostenere al massimo proprio la cultura e quindi la conoscenza della Repubblica – nel nostro caso – allo scopo di creare generazioni di persone consce dei propri diritti e – di conseguenza – dei propri doveri verso il popolo e quindi, la Nazione.

 

Ci prefiggiamo quindi di contribuire affinché nel futuro ci sia una nuova nuova classe dirigente, una generazione capace, politicamente preparata, socialmente ed eticamente irreprensibile.

Questa è la nostra “Mission”.

            NOI CI CREDIAMO

                         Il Presidente

                   Andrea D’Ascanio